07/02/2025

L’inizio del pontificato di papa Francesco è avvenuto significativamente nella festa di S. Giuseppe: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,20-21). Dalle parole della Liturgia, l’accostamento al ministero petrino, quasi una conferma e insieme un incoraggiamento: Non temere, Papa Francesco di prendere sulle tue spalle il peso della Chiesa, sposa di Cristo e tua, perché è lo Spirito Santo che genera in lei i figli di Dio!

Siamo in un momento non facile – ma quale momento è stato facile? – e Papa Francesco ci invita all’ottimismo, non a quello superficiale che scivola sui problemi soccombendo alla fine nei medesimi, ma a quello che si fonda sulla vittoria della Croce di Cristo, nostra salvezza e risurrezione: “Io vorrei che tutti, dopo questi giorni di grazia, abbiamo il coraggio, proprio il coraggio, di camminare in presenza del Signore, con la Croce del Signore; di edificare la Chiesa sul sangue del Signore, che è versato sulla Croce; e di confessare l’unica gloria: Cristo Crocifisso.” Il binomio croce-gloria ci rimanda alla Perfetta Letizia di Francesco, che dà la chiave di lettura della spiritualità francescana: “[…] nella croce della tribolazione e dell’afflizione ci possiamo gloriare, però che dice l’Apostolo: Io non mi voglio gloriare se non nella croce del nostro Signore Gesù Cristo»(Fioretti).

Continua il Vangelo: «Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’Angelo del Signore e prese con sé la sua sposa» (Mt 1,24), egli diventa il custode della Madre del Signore, custode di Crpapa_francesco_consegna_pallio_anelloisto, “con discrezione, con umiltà, nel silenzio”.

Papa Francesco nel proporre: “Custodiamo Cristo nella nostra vita, per custodire gli altri, per custodire il creato!”, ci indica che proprio così anche lui legge il suo ministero: come una custodia a cui Dio lo ha scelto.

Custodia è un termine di sapore serafico. Già Francesco ricordava ai Ministri che “a loro è stata affidata la cura delle ani­me dei frati” ed esortava: “Custodite, perciò, le vostre anime e quelle dei vostri fratelli” (FF, 14-15).

Gli echi francescani di questo Papa, gesuita, che sceglie uno stile di povertà e di fraternità e  ci richiama alla riverenza e custodia del creato, destano sicuramente profonde risonanze in noi e ci invitano alla ri-appropriazione di uno stile povero, libero e semplice, nella spontaneità di una relazione fraterna capace di tenerezza, nell’abbraccio universale dei fratelli e di tutte le creature.