Ricominciare con un altro sguardo.
Non sappiamo.
E’ l’incertezza la cifra di questo tempo di sospensione che stiamo attraversando.
Abbiamo di fronte un avversario sfuggente, un virus appena identificato di cui conosciamo ancora poco. Da qui deriva un persuasivo senso di insicurezza e di inquietudine.
L’accumulo di notizie e di informazioni non ci libera dall’inquietudine. La pandemia assorbe tutta la nostra attenzione, (pensiamo allo sforzo di creatività per mettere a punto strumenti alternativi per prendersi cura degli alunni con le video lezioni online), la pandemia riempie i nostri discorsi con il rischio di azzerare le altre emergenze come ad esempio i profughi siriani bloccati tra Turchia e Grecia.
Questa esperienza ci sta cambiando in profondità come singole, come comunità e come società e per questo anche la normalità che ricominceremo a ricostruire, sarà molto diversa: quella di prima la troveremo ormai inadeguata.
In questo tempo si sta seminando un cambiamento: vale dunque la pena usarlo per cominciare ad assumere più consapevolmente uno sguardo diverso, definire nuove priorità e scegliere la direzione nel momento in cui sarà possibile ripartire.
Facciamo ancora fatica ad abbandonare l’idea che in fondo noi non saremo toccate dal problema economico perché siamo figlie della Provvidenza. Le ultime settimane invece ci chiedono uno sforzo di umiltà radicale per deporre la presunzione di poter operare da sole, ci chiedono di aprirci agli altri, di condividere energie, di confrontarci, di imparare a camminare insieme con obiettivi comuni per progetti comuni.
Luci nel buio
L’esperienza della sospensione della quotidianità ordinaria che stiamo vivendo, pur nelle sue limitazioni, si rivela ricca di stimoli.
In questa crisi è il futuro che ci viene incontro nella forma dell’esigenza del cambiamento. La crisi manifesta che c’è qualcosa del presente che non funziona e lascia intravedere qualcosa che sarà possibile nel futuro. Certo non ci dà una visione chiara, ma ci offre qualche squarcio di luce, proprio come i fari nella notte che non illuminano tutta la costa, ma permettono ai marinai di decidere in quale direzione procedere. Ci sono due esperienze che mi aiutano a riflettere.
L’esperienza di vivere qualcosa di nuovo che possa aprire a un futuro diverso è una convinzione. Una prima traccia da non perdere, infatti, è l’esperienza che siamo tutti nella stessa barca.
“Ci siamo resi conto di trovarci nella stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari. Tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti.” Papa Francesco
E lottiamo contro un virus che non guarda in faccia nessuno e non tiene conto di differenze, disuguaglianze, frontiere. Ci possiamo ammalare tutti. Nessuno può pensare di cavarsela da solo isolandosi, perché servono risposte coordinate: per quanti sforzi facciamo, non siamo in grado di bastare a noi stesse.
Un altro stimolo è l’esperienza della fragilità In alcune parti del mondo la precarietà si tocca tutti i giorni a causa della povertà che non consente a tutti di avere cibo sufficiente. Ora anche in Italia, che aveva ridotto le aree di precarietà fino a illuderci di essere capaci di offrire comunque soluzioni, ci troviamo ad affrontare la povertà e necessariamente a cambiare abitudini e stili di vita.
Da queste esperienze vissute si dovrà ripartire e ricominciare, rese forti dalla fede e illuminate dalla speranza intesa come possibilità di un nuovo inizio che in fondo è il nucleo dell’annuncio pasquale.
L’incertezza e la precarietà che ora ci spaventano, non devono agire come forza che paralizza, ma possono essere giocate come opportunità di ricominciare e aiutarci a ripensare il tutto.
Abbiamo a disposizione questo gesto salvifico: guardare la realtà con un altro sguardo che scommette su inizi nuovi.
La speranza sta in Dio che continua ad operare nella storia, proprio quando questa sembra voler pronunciare la parola “fine”.
Sr. Cristiana Basso
no images were found