L’opera di Colonnata ha un inizio umilissimo e in un momento di estrema difficoltà. Le suore vi arrivarono il 14 agosto 1919 con i sacconi militari dei profughi, munite di un biglietto di presentazione del Vescovo di Firenze per essere accolte da qualche parroco. Si trovarono alloggiate, tra i profughi, alle Caldine (Firenze) nel convento della Maddalena requisito per la guerra.
Al termine di essa, la Superiora Generale Madre Carmela espresse al Vescovo Ausiliare di Firenze, Mons. Giovacchino Bonardi, il desiderio di fondare una Missione in Toscana. Il Vescovo consegnò alle suore alcuni biglietti di raccomandazione perché potessero proporre ai parroci la loro disponibilità per l’apostolato. Dopo varie inutili ricerche a Firenze furono volentieri accolte dal parroco di Colonnata, il priore Don Mario Nistri, il quale da tempo desiderava l’aiuto di religiose per formare la nuova generazione sui valori cristiani.
(dalla cronaca del tempo)
Con paterna sollecitudine egli cercò un’abitazione per le suore e la trovò, sia pure in via provvisoria, nel pian terreno della villa Chiavacci, appena essa fu sgombrata dai profughi.
Le suore devono affrontare difficoltà e privazioni, compresa la fame, ma la Provvidenza non si fa attendere. Qui riescono ad aprire l’asilo, il doposcuola, la scuola di cucito.
Come iniziativa di sostegno nasce il “Patronato pro Asilo Infantile e Doposcuola”, il quale ha il merito grandissimo di aver accompagnato la nascente opera, per una quindicina d’anni. Interessante è ciò che è scritto nel primo verbale del 10 febbraio 1920: “Lo scopo delle sullodate suore è dare ai piccoli bimbi affidati alle loro cure la prima educazione…toglier dalla strada e dai pericoli dell’ozio gli altri che, terminate le lezioni loro impartite nelle classi elementari, si troverebbero senza una guida, essendo i loro genitori occupati nelle fabbriche o altrove.”
“Nel primo tempo ci parve molto strano trovarci alla domenica in chiesa con quattro o cinque persone soltanto. Cominciammo il nostro apostolato di cuore. Riuscimmo a far ricevere il Battesimo a più di venti bambini dai due ai tredici anni e a tre adulti. Nella nostra cappella, di notte, furono unite con il Sacramento del Matrimonio varie coppie che da parecchi anni convivevano, altri venti matrimoni furono regolarizzati in parrocchia.
Andavamo spesso a visitare gli ammalati per aprire la via al sacerdote. Una donna ci venne incontro con i pugni stretti, altri ci chiusero la porta in faccia, ma con l’aiuto di Dio riuscimmo molte volte a persuadere i malati a ricevere il sacerdote e quindi i Sacramenti. Poi ci ringraziavano.
Si ottenne che le giovani del laboratorio venissero alla santa Messa domenicale e che facessero la S. Comunione pasquale. Anche l’Azione Cattolica prese piede e da allora ebbe buon esito”.
Nel 1923 l’Asilo è trasferito in Via dei Logi, in quella che era stata un tempo la villa dei Lapacci e dei Nemi e poi la prima scuola pubblica del paese.
“Si dovette cambiare casa – continua la cronista – e la nuova abitazione, riguardo alle comodità, assomigliava a quella di S. Francesco, nostro caro Padre. Era angusta, camere senza finestre e molto piccole, perché i locali più decenti si dovettero lasciare per le scuole”.
La situazione si fa nuovamente precaria nel 1930, quando la villa in Via dei Logi viene venduta e il nuovo proprietario pone condizioni insostenibili.
“Si ebbe allora il timore che la missione venisse chiusa”, ma “…il Patronato per l’Asilo riesce a coinvolgere la manifattura Richard Ginori. Fin allora la posizione della Richard Ginori era piuttosto defilata; una elargizione annua di mille lire, nulla di più. Ma ora a Doccia è arrivato un amico, il direttore Corti. Abita a Colonnata e si dimostra subito entusiasta dell’asilo. Per di più, proprio nel ‘30, muore Augusto Richard, l’industriale milanese che nel 1896 ha rilevato dai Ginori la manifattura. Dal fondo, messo a disposizione dagli eredi per la beneficenza in memoria, il rag. Corti riesce a ottenere le prime ventimila lire; altre ventimila le delibera direttamente il Consiglio di Amministrazione. Totale: quarantamila lire… Sull’onda della commozione si comincia a parlare di una nuova sede per l’asilo, intitolata alla memoria di Augusto Richard…
La costruzione viene realizzata tra il ‘34 e il ‘35. Ne risulta un edificio ampio, pieno di luce e allegro, con grandi spazi rivestiti a ceramica, un bel cortile e tanti pini intorno. La Società Richard Ginori se ne addossa l’onere, come atto di munificenza per celebrare il suo bicentenario, lasciando così a Colonnatal’ultimo segno del suo prestigio.
L’inaugurazione ha luogo proprio nella cornice dei festeggiamenti bicentenari, alla sera del 20 ottobre del 1935. Al centro del grande atrio viene scoperto un busto in bronzo di Augusto Richard, opera dello scultore sestese Odo Franceschi. La foto ufficiale immortala il gruppo impeccabile delle autorità, delle suore, dei ragazzi in perfetta uniforme e di tanta gente, sullo sfondo maestoso della facciata e delle terrazze.
L’apostolato delle suore continua nel più vivo entusiasmo: la scuola materna, il doposcuola, una scuola di cucito, ricamo e maglieria, la catechesi a fanciulli e giovani e, successivamente, l’assistenza domiciliare ai malati.
Durante la seconda guerra mondiale l’Opera vive tutte le vicissitudini del paese sperimentando giorni difficili, attenta a dare testimonianza e annuncio di carità e speranza.
Nel 1955 un fatto determinante: la Richard Ginori cede la proprietà dell’ Asilo alla Congregazione delle Suore Francescane Missionarie del Sacro Cuore che continuano la loro missione educativa e si adoperano nelle varie forme di evangelizzazione che la carità suscita e la società nella sua evoluzione richiede.