04/11/2024

Immagine1__185_x_300_Sr. Silvana e sr. Cristina Bottan, sr. Teresa K. Gude, sr. Josie Enaje e sr. Loida Pondang hanno partecipato al convegno annuale del CNV (centro nazionale vocazioni)  dal 3 al 5 gennaio. Questo incontro è sempre un momento forte per rimotivare l’annuncio del Vangelo della vocazione e l’impegno per la crescita di una nuova cultura vocazionale; servizio alla fede che “apre il cuore e la mente di quanti ascoltano per accogliere l’invito del Signore di aderire alla sua Parola e diventare suoi discepoli” (Porta Fidei, 7).

 In un tempo di crisi generale, di grande sfiducia nel futuro e di scarsità di vocazioni nella Chiesa, parlare di Speranza nell’Anno della Fede è un segno forte e positivo che spinge a guardare oltre le difficoltà. Il Convegno vocazionale promosso dall’Ufficio Nazionale per la Pastorale delle Vocazioni, che si è svolto a Roma dal 3 al 5 gennaio, ha avuto come tema: “Progetta con Dio… Abita il futuro. Le vocazioni segno della Speranza fondata sulla Fede”. Un convegno, tutto all’insegna della speranza, perché di Speranza abbiamo bisogno nel guardare avanti per il futuro della Chiesa e dell’umanità.

Molte le sollecitazioni che i relatori ci hanno dato.
“Un progetto – ha detto Mons. Nico Dal Molin direttore dell’UNPV – è sempre concreto. Parte dalle risorse che abbiamo a disposizione e ci proietta nel futuro, ci mette davanti a qualcosa che non vediamo ancora, ma che, in qualche modo, già fa parte di ciascuno di noi perché è dentro il nostro cuore e i nostri desideri. Se poi il nostro progetto viene steso a quattro mani con Dio, allora il risultato è assicurato”. Progettare con Dio significa fidarsi della sua Parola; avere un rapporto “affettuoso” con Lui; entrare in una logica di intimità, ossia: imparare a decentrarsi, vivere la gioia di donare tutto se stessi alla persona amata, avere il coraggio di “mettere in gioco” la propria esistenza con radicalità e totalità.

“Vivere la vocazione come vita secondo lo Spirito – ha affermato Mons. Bruno Forte, arcivescovo di Chieti nella sua relazione – è destinarsi agli altri nell’amore, in quell’esodo da sé senza ritorno in cui solo c’è dato raggiungere il compimento del nostro essere secondo il disegno di Dio. Si comprende, allora, perché il discernimento e la risposta della chiamata divina siano decisivi. E poiché entrambi non sono facili, si intende quanto ci sia bisogno di maestri dell’esperienza dello Spirito, che siano guide di discernimento, che aiutino con fede e prudenza la persona a comprendere le vie di Dio”.

Queste le riflessioni che i relatori ci hanno proposto integrate dalla presenza di alcuni testimoni: il vescovo di Belfast, una consacrata nell’Ordo Virginum ‘diversamente abile’, un sindaco della Sardegna e dalla figura significativa del cardinale Van Thuan, rievocata dalla giornalista Annachiara Valle.

Il pomeriggio di sabato 5 in casa generalizia abbiamo partecipato, assieme ad alcune sorelle della provincia veneta e alle rispettive superiori provinciali, a un primo incontro promosso dall’attuale Consiglio generale, per riflettere sulla pastorale giovanile e vocazionale in Italia. Lo spirito del convegno, cui abbiamo appena partecipato, ci ha spronate e rimotivate a guardare con fiducia e speranza al nostro futuro di Chiesa e di Congregazione, a lasciarci guidare dallo Spirito sulle vie di Dio, nella convinzione che è sempre più necessario lavorare in sinergia e in comunione.

“Oggi – è stato detto al convegno – non si può pensare a una visione isolata dell’annuncio vocazionale. Lo sguardo giusto è quello d’insieme, della Chiesa che ‘genera’ facendo emergere il meglio delle proprie risorse umane e spirituali”.