
Con l’amministrazione delle Sante Cresime, il 24 giugno, nella solennità di S. Giovanni Battista, patrono della chiesa di Dushaj, abbiamo concluso l’anno pastorale con il cuore grato al Signore di averci donato il pastore, il vescovo che aspettavamo da più di un anno, dopo la morte di Mons. Lucjan Avgustini.
Il nostro nuovo Vescovo è Mons. Simon Kulli, il primo sacerdote preparato nel Seminario di Scutari e consacrato dopo il comunismo, frutto del sangue dei 38 Martiri, beatificati il 5 novembre 2016 nella cattedrale di Scutari. Lo abbiamo accolto con profonda riconoscenza e grande gioia dopo il lungo periodo di assenza di un pastore. Oggi la nostra famiglia diocesana e parrocchiale ci sembra al completo. Presentiamo al nuovo vescovo 21 candidati che provengono da tre diverse chiese e sono stati preparati e accompagnati con non poche difficoltà a causa di distanze e di condizioni precarie. Sono evidentemente emozionati, non di meno lo è anche don Simone che conosce molto bene e ama di amore privilegiato la nostra missione e i suoi poveri.
Ma la conclusione dell’anno pastorale non significa inizio delle vacanze e riposo. La situazione dei nostri cattolici che vivono nelle montagne in zone impervie e spesso irraggiungibili, ci interpella. Per questo inizia la Missione Estiva, momento di grazia e di nuove esperienze, tempo privilegiato donato ai “più poveri dei poveri” come diceva Santa Teresa di Calcutta che vengono raggiunti nelle loro case disperse per i monti dai missionari che portano l’annuncio di Gesù, la sua Parola, la sua Grazia e la sua Vita nei Sacramenti.
Così la nostra casa di Dushaj si anima, incredibilmente riesce a fare spazio a 24 missionari e missionarie che arrivano tutti puntualmente il primo giorno di luglio. Sono sacerdoti, due diaconi venuti dall’Italia, un padre Cappuccino, Suore di tre diverse Congregazioni, i giovani del movimento carismatico “Tempio del Signore” e quest’anno anche la nostra postulante albanese.
C’è lavoro per tutti, condiviso in semplicità , ma anche con tanta gioia che si libera durante le serate di fraternità, quando i missionari, stanchi delle fatiche del giorno, si ricaricano nella preghiera comune, nei giochi organizzati, nei canti e nelle danze.
Quest’anno sono divisi in quattro gruppi e generosamente hanno accettato di raggiungere i villaggi più lontani e disagiati, quelli in cui non si arriva con la macchina e i tratti a piedi sotto il sole della montagna sassosa e arida, sono impegnativi e stancanti. La sera al loro ritorno, sulle talari dei sacerdoti e sulle vesti delle religiose si può ammirare l’ornamento creato da sudore e polvere che hanno stampato “carte geografiche mute” ma sul volto solo segni di gioia e sulle labbra racconti di incontri semplici, veri con Gesù nascosto nei poveri e vivo nella loro esperienza di fatica, di dolore, di verità.