Pellegrinaggio Diocesano Giovani Senigallia
1-8 settembre 2024
Prendimi per Mano
Io non so dov’è che andrò
Zaino in spalla, dove dormirò
Casa mia lontana ormai, dubbi e sogni: “Dai ce la farai!”
Prendimi per mano e anche se camminiamo piano
c’è una strada che ci aspetta… proprio là!
Chiesa che è vicina nell’amore pellegrina
tra le case la sua gioia griderà!
Terra per te, in questo viaggio vita sarà,
non camminerai solo perché l’amore ha un volto alzati e va!
Fidati!… è tutto vero: come in cielo, in terra abiterai!
Io non so chi incontrerò
Per la strada con chi parlerò.
Non c’è più comodità
Questa gente ti custodirà!
Prendimi per mano se ti affidi camminiamo
Quanta strada che ci aspetta… proprio qua!
Condivideremo tutto quello che vivremo
Questo Amore nei fratelli splenderà!
Terra per te, … vita sarà,
… solo per te… alzati e va!
Fidati!… è tutto vero: come in cielo, in terra abiterai!
Ogni parola di questo inno del pellegrino scritto è cantato da Don Emmanuele e altri giovani della nostra vicaria dice tutto quello che noi veramente abbiamo vissuto nel Pellegrinaggio Diocesano Giovani. Che cos’ è?
È un pellegrinaggio promosso dall’Ufficio per la Pastorale Giovanile della Diocesi di Senigallia che ha avuto il suo inizio nel 2006 dal titolo “Pellegrini alla Sorgente”, per ogni cinque anni con varie tematiche, volto a conoscere le varie bellezze dello stare insieme, a testimoniare la propria esperienza cristiana di giovani. È stata la prima volta in Italia che un gruppo di ragazzi, per un’esperienza unica su tutto il territorio nazionale, si è messo in cammino alla scoperta delle origini della fede nel territorio e delle bellezze di questa grande fetta della regione. Come i pellegrini di un tempo, i giovani hanno chiesto ospitalità nelle case e nelle parrocchie dei paesi. I temi offerti sono stati: “Sulle strade che portano a Te” nel 2010; “Sulla via della gioia: pellegrini per amore” nel 2015. Purtroppo, a causa del covid nel 2020 non si è potuto fare il pellegrinaggio. Quest’ anno l’hanno programmato ed io ho avuto l’occasione e la grazia di parteciparvi, grazie al permesso delle Superiore
Quest’anno, insieme ai giovani delle parrocchie, associazioni e movimenti accompagnati dai diversi giovani Sacerdoti, seminaristi, consacrate laiche e noi suore ci siamo messe in cammino a vivere un’esperienza di incontro, riflessione, comunione, preghiera e festa. Un pellegrinaggio a piedi per incontrare i volti, la storia e la fede delle comunità cristiane che hanno generato la nostra Chiesa.
A Marzocca, nella Chiesa di S. Antonio di Padova ore 16.30 si è avviato il primo giorno del Santo Pellegrinaggio: un pellegrinaggio del cuore “Verso la terra promessa che io ti indicherò” con il mandato del vescovo Mons. Franco Manenti ai quasi 200 giovani. Ci ha invitati, come figli e compagni del cammino verso il Regno dei cieli, di lasciarci abitare dalla gratitudine della chiamata del Signore per esserci presenti e pronti nella ricerca della “TERRA PROMESSA”, alla ricerca di Dio, non da soli, ma insieme. Un popolo che cammina unito nella gioia e nella tristezza, nella fatica della salita e nella facilità della pianura, avanza nell’amicizia verso la meta che Dio ci ha indicato, accompagnato dalla Parola come il popolo Israelitico nel libro dell’Esodo ad uscire dal nostro Egitto.
Hanno partecipato con me: suor Federica, suor Carlota e suor Lilibeth nella prima tappa. Il primo gesto: è stata la consegna di una collana con la conchiglia ai pellegrini, (la conchiglia: per custodire il bene, respingere il male e formare una perla), poi, la preghiera di S. Patrizio e affidamento ai Santi. Ci hanno consegnato il kit che contiene il passaporto del pellegrino da far timbrare in ogni Chiesa e hanno suonato le campane alla nostra partenza e diversi giovani, con la loro chitarra, erano prontissimi ad animarci con l’inno: Prendimi per mano. Nella prima tappa, costeggiando la via del mare verso Marina, il vescovo non ci ha solo inviati e accompagnati spiritualmente, ma ha camminato con noi: una presenza molto significativa, sia per i giovani pellegrini, ma anche per la gente che, con occhi stupiti, curiosi e interrogativi era felice di vederci e sentirci passare sulle spiagge e sulle strade.
Alla metà della prima tappa, ognuno è stato invitato a scegliere e a prendere un sasso da portare nello zaino per tutto il cammino.
A Marina, chiesa S. Maria della Neve e S. Rocco, siamo stati accolti dalla gente impegnata e felice di servirci la cena sul prato. Ogni gruppetto, seduto su asciugamani, intorno a un cero acceso e un mosaico di pesce che simboleggiava Gesù consumava la sua cena. Al termine ci sono state assegnate le famiglie che ci avrebbero accolto per la prima notte, poi: Musica e Parole con il titolo: “Levate l’ancora” davanti al mosaico della Chiesa, organizzato dai giovani della Vicaria: un mosaico enorme fatto da Marko Ivan Rupnik nel 2016, che interroga ognuno di noi, essendo l’uomo da sempre bisognoso di amore e di libertà, per noi “che cosa ci ha spinto a partire da casa e a metterci in cammino?” La vita è un costante invito a partire e, per partire, bisogna levare l’ancora.
L’imprevisto capita a tutti, la prima notte mancava una famiglia ospitante, per cui sono stata a dormire nella abbazia antichissima (12° secolo) di S. Maria a Chiaravalle in Castagnola dove ho conosciuto e pregato insieme con don Francesco, don Filippo e Rodolfo, un seminarista, che sono pellegrini con me e don Carlo un prete anziano che brevemente ha raccontato la sua conoscenza di don Settimio e l’esperienza quando è stata per un po’ di tempo a celebrare la Messa nella nostra parrocchia a Montale tanti anni fa.
Proprio in questa chiesa è stata celebrata la Santa Messa il secondo giorno, “OREB: DOVE SEI CHIAMATO PER NOME”. Qui, abbiamo conosciuto la vita di un uomo di Dio: un giovane sacerdote, appassionato Missionario della Consolata che si chiamava Matteo Pettinari, 45 anni, che in questa Chiesa è stato battezzato ed era molto partecipe alla vita della diocesi, in particolare con i giovani. Lo aspettavano al suo ritorno quest’ anno per camminare insieme di nuovo, ma lo scorso 22 Aprile è morto per un incidente stradale nella sua missione in Costa D’avorio. È stato consegnato a noi il suo piccolo vangelo che portava sempre con lui e il suo cappello e a ciascuna di noi un libretto tratto dal suo quaderno, gli appunti di 8 giorni durante la sua esperienza in deserto a Mojo in Etiopia per 40 giorni. Questi oggetti significativi ed importanti ci hanno accompagnato in questo viaggio.
A Monte San Vito, siamo arrivati a mezzogiorno, il tempo della stanchezza e della tentazione, ma è anche stato tempo della chiamata di guardarci dentro e di custodire “le braci della fede”. Stanchi e sudati siamo stati accolti dalle famiglie per la notte a Morro D’Alba e dopo una rinfrescata, ci hanno accompagnati a Belvedere per la cena, seguito da un incontro intitolato “Seconda stella a destra, questo è il cammino” una serata a conoscere la figura di Enrico Medi attraverso Don Luca Peryon e Don Davide Barazzoni. Enrico era uno scienziato credente, che ha saputo fare della sua vita una testimonianza: tutto amore per il mondo, per le leggi che lo governano e per l’uomo che ci vive.
Il terzo giorno con il sottotitolo “Egitto: quando è tempo di lasciare” ci siamo radunati per la preghiera di Lodi alla Chiesa di S. Croce a Ostra. Ogni passo, condivisone verso la Chiesa di S. Pietro Apostolo a Vaccarile, era accompagnato dalla riflessione sulla domanda della notte scorsa, “nel mio camminare, nel mio condividere e nel mio amare, che centra la stella?” In questa Chiesa abbiamo conosciuto il sindaco: una signora che ci ha dato la sua testimonianza per essere un buon cittadino e buon Cristiano con il suo augurio a tutti i giovani pellegrini “Siate Felici!!!”
Saziati dal cibo spirituale e materiale, fondamentale per affrontare il cammino più lungo, con molte salite ripide e discese sotto il sole cocente verso Serra De’ Conti, tra il silenzio e il parlare, ci siamo lasciati interrogare da questa: “qual è, e perché una persona, una cosa o un ricordo devo lasciar andare affinché mi renda libero dalla schiavitù? Perché essere libero è essere felice!
Nella chiesa di S. Maria Abatissis di Serra, stavano già aspettando le famiglie ospitante, tra cui Suor Federica con il pulmino che faceva due viaggi per i 5 sacerdoti, 2 seminaristi e altre 7 ragazze leader del pellegrinaggio che abbiamo avuto l’onore e la gioia di ospitarli a casa nostra in quella notte. Anche le suore hanno avuto in questo giorno, il secondo giorno del ritiro a casa un gruppo di prima comunione dalla parrocchia: S. Barbara, appena sono partiti loro, sono arrivati i pellegrini. Il programma particolare è una serata per e con la famiglia ospitante. C’è stato un momento di preghiera insieme, poi si doveva rispondere a due domande: Qual è il segreto per superare la stanchezza? Qual è la preghiera che volete chiedere ai pellegrini? Anche se eravamo stanchi della giornata, siamo rimasti tanto tempo nella condivisione, questa voglia di scambio è stato più forte della stanchezza.
Il quarto giorno, sul tema MAR ROSSO: DOVE PUOI PASSARE OLTRE, abbiamo iniziata un’altra giornata speciale con la preghiera del mattino ad Arcevia, Monte della Croce. Immerse nella natura meravigliosa sul monte che si affaccia al mare di Senigallia, non si poteva trattenere la gioia di innalzare una lode a Dio, Padre di tutte le creature, proprio con il canto del nostro grande padre serafico S. Francesco, il Cantico delle creature. Di seguito, tutto il tempo dedicato alla catechesi, un momento di profondo silenzio, una preparazione per vivere al meglio il Sacramento della Riconciliazione.
Don Paolo Vagni, invitando tutti a guardare intorno il panorama, ci rimanda nella mente la storia del popolo Israelitico, uscendo dall’Egitto si trovavano nel luogo dove non c’era scampo, dietro gli Egiziani e davanti il mare. Poi, ha dato spunti, chiavi per l’esame di coscienza presi dal vangelo di S. Giovanni, Gesù parla di un solo peccato dal quale scaturiscono tutti gli altri peccati – Che immagine ho di Dio? Dove cerco vita? Dove ricarico le batterie? Il peccato è cercare la nostra soluzione in una paura da cui scappo, cercare una protezione contro un predatore che ci sembra gigante e invincibile. Guardo e mi sento perso, così trovo la soluzione temporanea che mi fa sopravvivere la giornata – Facendo capire a loro che nel raccontare è utile guardare al passato, solo se si può prendere le distanze e nuovo slancio per il presente.
Sono stati invitati loro dopo un momento di silenzio, di avvicinarsi per la confessione liberamente ai sette giovani sacerdoti a loro disposizione e alle consacrate laiche e a noi: suor Lilibeth ed io, per chi vuole fare un colloquio o per una loro curiosità. Alcuni a gruppetti, a fare prove di canti, mentre gli altri a pregare il Santo Rosario. È stata una esperienza forte di preghiera per noi e soprattutto per i giovani.
Il comune di Arcevia ha regalato a noi un passaggio col tre pullman risparmiandoci in quel tratto di strada dal Monte a Piticchio per il pranzo e da Piticchio a Barbara, la Chiesa di S. Maria Assunta per la Santa Messa alle ore 15. “Il mondo è meraviglioso: è stato creato solo per te”. Carico di forza, da questa certezza, abbiamo raggiunto camminando la Chiesa di Ostra Vetere per la preghiera della sera. Alla sera, nella piazza di Ostra, è stato un incontro intitolato “Sport e Fede” con un personaggio famoso e amato dagli italiani: Damiano Tommasi, sindaco di Verona ed ex calciatore di serie A e Nazionale. Ha consegnato a tutti i presenti, in modo particolare ai giovani pellegrini, un valore importante della vita: di non aver paura di condividere i propri sogni per poterli realizzare e a mettersi in gioco in cammino nella vita …perché nessuno può riempire il vuoto che lasci.
Il quinto giorno, “DESERTO: di cosa vivi?”. Presto la mattina, tutti a Castelleone, Chiesa di SS. Pietro e Paolo per le Lodi. Doveva essere una giornata di pioggia, infatti pioveva, già alla partenza verso Corinaldo, all’improvviso è cambiato il tempo e picchiava tanto forte il sole che rendeva più difficile il passo, ma la volontà di avanzare era più forte per conoscere una Santa Corinaldese nella sua casa natale: santa Maria Goretti “Marietta”. La santa giovanissima che ha saputo vivere ogni giorno come la dimora di Dio; la santa che ha perdonato il suo assassino per portarlo in paradiso.
Poco lontano da lì, ci siamo fermati per un lungo silenzio e preghiera difronte alla discoteca Lanterna Azzurra, dove successe la tragedia nel 2018: causando 6 morti e 59 feriti. Diversi ragazze sono rimaste tristi, al ricordo dei loro amici che in quel luogo persero la vita.
Verso la Chiesa di Ripe, approfittando della camminata in pianura, Don Paolo ha fatto invito a tutti di camminare a due a due e, come i discepoli di Emmaus, abbiamo fatto la condivisione: sulle nostre gioie, conquiste e scoperte, ma anche le paure, le delusioni e le fatiche, in questo pellegrinaggio. È stato un momento molto intenso, dove ognuno coraggiosamente si è aperto all’altro. “…Non ardeva forse in noi il nostro cuore mentre Egli conversava con noi lungo la via…?” un’esperienza forte, perché davvero Dio era il cuore dello scambio nell’ammirare e gustare le meraviglie della vita e la forza e la speranza in ogni sfida nel cammino.
Alla sera, in Chiesa a Passo Ripe, c’è stata una Preghiera animata dai “the Branches”: un gruppo musicale Cristiano formatosi nel 2016 a seguito della GMG di Cracovia: preghiera fatta con la musica e Adorazione Eucaristica.
“SINAI: LA PAROLA SCRITTA NEL TUO CUORE” nella chiesa di S. Giacomo a Monterado è stato iniziato il sesto giorno con la preghiera mattutina. Una giornata lunga di cammino, portando nel cuore questa domanda: Qual è il motivo del nostro bisogno di libertà? La libertà è una grazia non per rimanere vuoto, ma che ci fa andare oltre! Da Monterado, alla parrocchia della B. V. del Rosario di Fatima a Ponte Rio, poi a Mondolfo alla Madonna delle Grotte per la S. Messa e per il pranzo, poi abbiamo avuto un “percorso storico-spirituale” a S. Gervasio, un’abbazia antichissima, è stata ipotizzata la fondazione del potente monastero risalente all’alto Medioevo ben prima del mille. Con le guide giovani siamo stati raggruppati in tre gruppi: “Gervasio”, e “Protasio” suo fratello e “Ambrosio” che era il Vescovo che aveva avuto il sogno di scavare i loro resti in quel luogo. È stata una esperienza giocosa, scoperta interessante e un’esperienza di preghiera.
La giornata si è conclusa con il gioco di energia, di corsa e di squadra “il tesoro di Mondolfo”. Sfortunatamente eravamo in tanti che non ci l’abbiamo fatta a partecipare a causa del dolore alle gambe, ma ci siamo divertiti lo stesso con loro.
Eravamo ormai nel penultimo giorno del pellegrinaggio. NEBO: CUSTODIRE LA TERRA PROMESSA. Il percorso è stato tutto lungo il mare. Siamo partite dalla Chiesa di San Giuseppe a Marotta. Lungo il cammino il Signore ci ha condotto insieme dalla schiavitù alla libertà: camminando fianco a fianco, ci siamo scoperti popolo in cammino, desideroso di arrivare al cuore del Padre, di scoprire e gustare l’amore per i suoi figli. È tempo di abbandonare la paura, di lasciare i pesi per poter entrare nel riposo che il Padre ha preparato per noi. Abbiamo compiuto l’ultimo gesto, in silenzio di preghiera ringraziando il Signore e affidando a Lui tutto ciò che portiamo nel cuore, abbiamo lanciato nel mare il sasso che abbiamo portato con noi in tutto questo pellegrinaggio. Questo gesto di lanciare il sasso simboleggia il desiderio di liberarci da ogni peso che ci portiamo dentro. Il sasso crea al mare 4 o 5 cerchi e schizzi di gocce poi tutto torna come prima. E’ proprio come un relazionarci con una cosa grande, infinita. A volte pensiamo che siamo soli con noi stessi, invece possiamo avere questa relazione con la vita e con la storia. Dobbiamo sentirci invece che siamo tenuti interamente da Qualcuno che ci contiene, anche quello schifo che sentiamo dentro.
Arrivando a Cesanella, prima del pranzo, ci siamo subito messe in gruppetti, secondo il colore del braccialetto ricevuto all’inizio del pellegrinaggio. Ognuno condivide nel suo gruppo che cosa abbiamo lasciato a casa e com’è stato per noi il vissuto di questo pellegrinaggio. Dalle nostre commosse, sincere e felici risposte piene di gratitudine, abbiamo composto una preghiera che ha riassunto tutto.
Siamo ormai nell’approdo di questo pellegrinaggio, alle 16:30, come in tutte le Chiese che ci hanno accolto in questi giorni, si fa sentire la campana a festa della Cattedrale di Senigallia. Nel sagrato ci aspettano le famiglie ospitante che ci accolgono per l’ultima notte, ma soprattutto il Carissimo Vescovo Franco Manenti che ci attende come il Padre.
“Avete camminato una settimana, ognuno ha camminato personalmente, avete camminato insieme, avete ascoltato la Parola del Signore e le parole del vostro cuore, avete condiviso tra di voi le vostre riflessioni: bentornati a casa, figli miei, stanchi ma forse avete scoperto che camminando insieme la fatica si fa vicinanza, si fa amicizia, grati per esser arrivati fino qui. Per aver sperimentato l’accoglienza gratuita e premurosa della comunità, delle famiglie che sono state contente e felici di avervi ospitato…quale bellezza sentirsi a casa ovunque sotto il cielo e grati per aver gustato la dolcezza dell’amicizia e della comunione con i preti che vi hanno accompagnato, con gli educatori, con i giovani provenienti da cammini diversi. Che bello che i fratelli camminino insieme! Quello che il Signore ha voluto dirvi e comunicarvi in questo momento della vita, custoditelo con fiducia, con pazienza e attenzione dal pericolo che quando la vita riprenderà normalmente, ritroverete le stese fatiche, le stesse paure e le stesse difficoltà che magari pensate di averle superate, rischiate di pensare che allora “non ha servito nulla aver camminato, No! Non cedete, ma custodite ciò che il Signore ha rivolto al vostro cuore e lasciatelo crescere e siate grati. La Chiesa è grata a voi, perché avete offerto con il vostro cammino l’immagine di una giovinezza bella, che non si rassegna a una vita vuota e banale: perché se una vita è bella, è viva, è certamente una vita feconda, con un cuore grato di essere portato dalla mano paterna di Dio, vive dentro un corpo di Chiesa che contiene, ma non ha confine. Vivi in questa nostra Chiesa di Senigallia che vi vuole bene e desidera per voi la pienezza della vita e della gioia.”
Ogni parola del vescovo si sentiva una carezza del cuore che emanava gioia e forte emozione a tutti, trasformava ogni stanchezza in pura gratitudine. Prima della benedizione è stata fatta la preghiera di ringraziamento presa dalle nostre condivisioni.
Alla sera ore 21:30, al Seminario Vescovile la Festa conclusiva, con testimonianza di un ragazzo, una giovane coppia e un Frate Minore, Fra Matteo, proveniente dalla missione di Terra Santa, che è qui per la visita alla famiglia, sul tema “Sei tu la terra promessa” siamo noi, ognuno di noi è una terra promessa.
In questo ultimo giorno che si celebra: la natività della B.V. Maria, siamo passati nella Chiesa dell’ospedale per la preghiera di Lodi. Abbiamo sentito una testimonianza toccante di un giovane chirurgo, Francesco Piazzai. “l’Ospedale è un luogo di sofferenza, ma è anche un luogo di speranza… è la passione per la vita che ci dona la forza ad essere amante della vita. A volte pensiamo di essere padroni della nostra vita, invece ho capito che niente e niente è mio: sia il medico, sia l’uomo, che quello che ho: sono solo un custode”
Uscendo siamo bagnati dalla benedizione, aveva piovuto abbastanza forte all’improvviso: quindi, eravamo bagnati un po’ per andare alla S. Messa nella chiesa della Madonna della neve al Portone. È una gioia, ma anche commuovente nel momento del saluto, non per l’ultima volta, ma per un nuovo inizio, desideroso e fiducioso per un altro incontro.
È stata un’esperienza indimenticabile che segnerà la nostra vita e rimarranno nel cuore: ogni volto sorridente che abbiamo incontrato lungo la via del cammino, volto felice della Chiesa, ma che sappiamo anche volti segnati dai dolori, dalle prove e ferite della vita.
È tutto vero, abbiamo camminato sulla Fiducia di Dio che è Padre, sulla fiducia in ogni membro del corpo di Gesù che è la Chiesa, di ogni persona delle famiglie ospitante, gente che aveva preso cura di noi, ovunque siamo passati e nei fratelli e sorelle giovani che hanno camminato con noi fianco a fianco.
Quante bellezze nel camminare e quanta bellezza anche nel fermarci che ci ha dato la possibilità di fare un cammino dentro. È stata un’esperienza esistenziale, perché ogni giorno ci ha fatto capire che, tutto quello che pensavamo indispensabile da mettere nello zaino, non era invece necessario e che solo sarebbe stato un peso da portare e sopportare nel cammino.
Quanto è stato vissuto in questo pellegrinaggio, è un anticipo di ciò che Il Santo Padre Papa Francesco ha detto per la Giornata Mondiale della Gioventù 2024 “Mettetevi in viaggio non da meri turisti, ma da pellegrini. Il vostro camminare, cioè, non sia semplicemente un passare per i luoghi della vita in modo superficiale, senza cogliere la bellezza di ciò che incontrate, senza scoprire il senso delle strade percorse, catturando brevi momenti fugaci da fissare un selfie, il pellegrino invece si immerge con tutto sé stesso nei luoghi che incontra, li fa parlare, li fa diventare parte della sua ricerca di felicità.”
Tutto il mio ringraziamento per Suor Tiziana, la superiora Provinciale e il suo Consiglio per avermi dato l’opportunità di partecipare a questo pellegrinaggio e mi hanno e per tutte le sorelle, che, partecipando come l’unica presenza religiosa a questo cammino, non mi hanno mai lasciata sola, sia spiritualmente che fraternamente; siccome avevamo un gruppo di prima comunione che faceva il ritiro a casa nostra e altri per due giorni e altri impegni sono state molto partecipi comunque in tutte le attività serali, e suor Lilibeth per due giorni. E così posso dire che abbiamo davvero camminato insieme. Per la quale il Vescovo e tutti sacerdoti sono rimasti grati e contenti della nostra partecipazione.
E, insieme ai giovani, siamo grati al Signore per aver potuto vedere il vero volto della Chiesa, aver sentito il suo Amore, tramite gli altri e per questo tempo di condivisione e relazione donatoci, abbiamo sperimentato la fatica del cammino e la bellezza di affidarci a Lui, per l’accoglienza delle famiglie e per tutte le persone che ci hanno amato e custodito prima ancora del nostro arrivo e durante questi giorni di cammino che accogliendo noi, hanno accolto Lui. Abbiamo sperimentato la Sua presenza nel portarci oltre, nello spingerci a fare sempre un altro passo, fiduciosi nel riconoscerLo vicino anche nel nostro buio e nelle nostre fatiche, soprattutto di rimanere pellegrini nella nostra quotidianità e di lasciarci accompagnare da Lui per farLo incontrare Agli altri.
Suor Aileen, fmsc