14/09/2024

Con il folto gruppo  di giovani già vestite  o da vestire, probande   o aspiranti  che fossero,  provenienti   dalle più  diverse  località e culture,  della più  varia preparazione   ed estrazione   sociale, il monastero   sostanzialmente   era  già stato  fondato. Padre Gregorio 1_fGregorios  non  ne  mostrava  dubbio   alcuno  per  affermarlo   quando, ad esempio,  durante   quei  mesi,  ora  all’uno  ora  all’ altro  sacerdote interessato   inviava la sintesi del metodo  di vita e delle  finalità  con cui in Gemona   «in una  posizione  amenissima,  d’aria  sanissima,  ed in mezzo  ad una  popolazione   che  profondamente    le ama  e le venera …, era sorto il nuovo monastero…
Si sa che l’apertura ufficiale e solenne venne celebrata nel duomo di Gemona, il 21  aprile 1861, nella terza domenica dopo Pasqua, non essendo possibile né agevole per la vita della citta­dina il giorno 16, una data preferibile perché notoriamente cara all’intero Ordine  francescano.  L’avvenimento fu preparato  con il concorso di tutti: dalle autorità comunali a quelle religiose, dai gemonesi più insigni agli artigiani ed agricoltori più semplici e poveri. Accanto alla disponibilità spontanea dei confratelli, il Padre poté confidare molto anche su quella del Parroco, che era mons. Pietro Cappellari, arciprete «degnissimo e zelantissimo» della pieve Maria SS.ma Assunta dal  1857.

La circostanza eccezionale e grandiosa dell’inaugurazione pubblica di un monas1_fLaurastero, ovviamente richiedeva il pieno assenso anche delle locali autorità civili, che, nel nostro caso, come abbiamo già notato,  si mostrarono  immediatamente  affatto  ben  disposte verso la nuova istituzione.  In quel periodo era sindaco il conte Giuseppe Elti, il quale non solo per un comune senso di rispetto alle istituzioni religiose, ma per un’ espressione di sincera deferenza verso la Chiesa, si dimostrò ben lieto di prestarsi perché il grande evento che si veniva compiendo nella sua città, rispondesse nel migliore dei modi alle attese di tutti gli interessati, dei gemonesi per primi. Rivedere quindi ripopolarsi di vita e di fervore il vecchio, solenne monastero di via Cella diventava naturalmente per tutti motivo di grande onore e gioia. Tanto più che, da esso, stava per nascere un centro di cultura e di educazione che avrebbe potuto conferire lustro ed importanza alla storia, attualmente un po’ spenta, di Gemona.

Sulla fondazione dell’Istituto: da “Come piace a Dio” di M. Antonietta Pozzebon.