Con il folto gruppo di giovani già vestite o da vestire, probande o aspiranti che fossero, provenienti dalle più diverse località e culture, della più varia preparazione ed estrazione sociale, il monastero sostanzialmente era già stato fondato. Padre Gregorio non ne mostrava dubbio alcuno per affermarlo quando, ad esempio, durante quei mesi, ora all’uno ora all’ altro sacerdote interessato inviava la sintesi del metodo di vita e delle finalità con cui in Gemona «in una posizione amenissima, d’aria sanissima, ed in mezzo ad una popolazione che profondamente le ama e le venera …, era sorto il nuovo monastero…
Si sa che l’apertura ufficiale e solenne venne celebrata nel duomo di Gemona, il 21 aprile 1861, nella terza domenica dopo Pasqua, non essendo possibile né agevole per la vita della cittadina il giorno 16, una data preferibile perché notoriamente cara all’intero Ordine francescano. L’avvenimento fu preparato con il concorso di tutti: dalle autorità comunali a quelle religiose, dai gemonesi più insigni agli artigiani ed agricoltori più semplici e poveri. Accanto alla disponibilità spontanea dei confratelli, il Padre poté confidare molto anche su quella del Parroco, che era mons. Pietro Cappellari, arciprete «degnissimo e zelantissimo» della pieve Maria SS.ma Assunta dal 1857.
La circostanza eccezionale e grandiosa dell’inaugurazione pubblica di un monastero, ovviamente richiedeva il pieno assenso anche delle locali autorità civili, che, nel nostro caso, come abbiamo già notato, si mostrarono immediatamente affatto ben disposte verso la nuova istituzione. In quel periodo era sindaco il conte Giuseppe Elti, il quale non solo per un comune senso di rispetto alle istituzioni religiose, ma per un’ espressione di sincera deferenza verso la Chiesa, si dimostrò ben lieto di prestarsi perché il grande evento che si veniva compiendo nella sua città, rispondesse nel migliore dei modi alle attese di tutti gli interessati, dei gemonesi per primi. Rivedere quindi ripopolarsi di vita e di fervore il vecchio, solenne monastero di via Cella diventava naturalmente per tutti motivo di grande onore e gioia. Tanto più che, da esso, stava per nascere un centro di cultura e di educazione che avrebbe potuto conferire lustro ed importanza alla storia, attualmente un po’ spenta, di Gemona.
Sulla fondazione dell’Istituto: da “Come piace a Dio” di M. Antonietta Pozzebon.