29/03/2024

 

 SIAMO MISSIONE
Testimoniamo l’Amore Redentivo con passione.

“… ciò che noi abbiamo udito,
ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi,
e ciò che le nostre mani hanno toccato…
…noi lo annunciamo anche a voi,
perché anche voi siate in comunione con noi.
Queste cose vi scriviamo perché la nostra gioia sia perfetta”
                                                                        1 Gv. 1,4

Nel clima natalizio e precisamente nel giorno della festa di San Giovanni Apostolo, favorite dalla liturgia, entriamo nel vivo del Capitolo Provinciale gustando le parole del Prologo della prima lettera di San Giovanni e l’icona del logo “Siamo Missione. Testimoniamo l’Amore Redentivo con passione” che ha già stimolato la riflessione pre-capitolare e l’assemblea del 16 dicembre, un appuntamento durante il quale abbiamo preso confidenza con il lavoro di riflessione delle suore e steso uno strumento di lavoro per il Capitolo.

Questa prima giornata è tutta dedicata alle meditazioni dettate da Suor Elisa Kidanè, religiosa comboniana, di origine eritrea, una missionaria convinta, entusiasta, una religiosa che parla dell’abbondanza del cuore, che ha dentro il fuoco della missione.

Ci ha introdotto nel tema del prologo analizzando l’udire, il contemplare, l’annunciare.

“Ascoltare”: in questo nostro mondo dove è diventato così difficile ascoltare, è doveroso per noi missionarie restare in ascolto , aperte, libere, attente all’umanità.

“Contemplare”: in una società dove non c’è più tempo di fermarsi, le cose si susseguono in una velocità impressionante, dobbiamo lanciare la sfida di saperci fermare, di guardare Cristo e in lui trovare ciascuno dei nostri fratelli e sorelle.

“Annunciare”: nella nostra società in cui gli annunci sono continui e non concedono il tempo di essere accolti, noi siamo chiamate ad annunciare e saremo capaci di farlo solo se riusciremo ad ascoltare e a contemplare.

Ecco la nostra missione, quella consegnataci da Gesù, e per l’appunto per primo consegnata  ad una donna “Va’ e annuncia la grande notizia”.

A noi il compito di riannunciare il Regno che è qui presente in mezzo a noi, andare con la certezza “Ecco io sono con voi fino alla fine del mondo”.

Annunciare, testimoniare per essere in comunione e perché la gioia sia piena. Ecco, la gioia è la base del nostro essere missionarie, la gioia nasce dalla contemplazione, dalla gratuità dell’incontro con il Signore.

Siamo donne abitate da Dio, siamo profumo di Cristo e questa gioia non possiamo tenerla per noi stesse, dobbiamo annunciarla dentro la nostra stessa comunità e annunciare quello che abbiamo sperimentato  perché l’evangelizzazione comincia proprio qui, dove si gioca la vita di ogni giorno, con sentimenti di gratitudine e capacità di essere donne positive, che sanno vedere il bello e la bellezza anche se a volte intrisa di fatiche che sono tipiche dell’evangelizzazione, ma che non devono rubarci la pace interiore, la gioia e la speranza.

Suor Elisa è stata molto concreta, toccando anche le ferite e le stanchezze delle nostre comunità, ma ci ha incoraggiato alla positività, all’abbattimento dei muri che a volte ci separano, alla capacità di saper guardare oltre. È importante contemplare la bellezza e la ricchezza della diversità:  ciò che ci unisce è il carisma, dobbiamo crescere nella cittadinanza del nostro carisma: è lì che ci dobbiamo incontrare e crescere nel rispetto delle culture.

A conclusione della giornata ci è stato proposto il brano evangelico delle nozze di Cana ( Gv. 2,1-12) l’avvio di Gesù al ministero pubblico e per noi l’avvio al Capitolo Provinciale.

Analizzando i vari elementi, la presenza di Maria, le sei giare, l’acqua, il luogo, il terzo giorno, siamo state accompagnate a leggere la nostra storia presente che a volte è priva di qualcosa di essenziale, di senso, di gioia, di festa. Gesù fa riempire le giare di acqua e poi la trasforma in vino. Gesù trasforma le nostre stanchezze, il nostro non senso, in vino che è  segno di coraggio, di gioia, di festa, di vitalità. Dobbiamo attingere sempre, ascoltare, lasciarci riempire e la vita diventa piena di vino nuovo, di gioia, di festa.

Un’altra considerazione per noi missionarie. Maria poteva essere protagonista, invece lascia fare “ fate quello che vi dirà” e incarica i servi, gli ultimi, i poveri.

La missione non è fare, fare fino all’esaurimento, ma lasciar fare, non dobbiamo essere donne di protagonismo, dobbiamo additare Gesù, invitare all’ascolto di Gesù. E’ Lui che opera, che può cambiare l’acqua in vino. Noi restiamo in piedi, come Maria, in atteggiamento di attenzione, di servizio.

Ecco con questi sentimenti ci accingiamo ad iniziare il nostro Capitolo come momento di festa, ma con cuore grande e riconoscente a Gesù che è venuto a trasformare i nostri dolori, le nostre fatiche, le nostre debolezze e inadempienze in vera gioia.

 FOTO

Ascolta le meditazioni di Sr. Elisa:

Prima meditazione

 

 

Seconda meditazione

 

 

 

Terza meditazione