Nel mese di gennaio 2021, la Casa-Famiglia “Laura Léroux” di Frosinone ha ricevuto un contributo economico piccolo, ma di grande valore “umano”, da parte dei fratelli detenuti, frutto del loro lavoro-laboratorio artigianale. Sorprese da questo grande e significativo gesto, abbiamo risposto profondamente grate a questi fratelli, per la loro attenzione verso i nostri bambini nonostante la loro situazione di detenzione.
Da questo scambio epistolare, è nata una bellissima proposta di collaborazione. La richiesta è stata presentata dalla educatrice-psicologa della Casa Circondariale tramite la direttrice della Casa Circondariale di Frosinone che richiedeva la presenza di una religiosa con impegno di ascolto e di sostegno umano – spirituale per i detenuti, in collaborazione e su segnalazione dell’Ispettore della sezione, cooperando anche con la psicologa ed educatrice del reparto.
Operato un discernimento iniziale con i superiori riguardo questo nuovo servizio, si è ritenuto importante e fondamentale cogliere questa richiesta come ispirazione del Signore, come una Sua chiamata ad essere a servizio degli “ultimi” ed è stato chiesto a me questo impegno. Così, il “piccolo contributo economico” dei detenuti ai bambini della Casa-Famiglia è divenuto strumento della Divina Provvidenza, che, come dice il nostro Fondatore, il Venerabile Padre Gregorio “ha diverse ed innumerevoli vie per raggiungere i suoi fini”.
Per condividere la nuova esperienza di servizio che attualmente svolgo presso la Casa Circondariale di Frosinone tutti i martedì per tre ore, iniziata nel mese di marzo 2021, mi piace cominciare con un versetto di Matteo:
“… ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi…”
(Mt 25,31-46)
È un servizio emotivamente molto forte e molto bello: incontrare le persone – i fratelli detenuti personalmente per instaurare un dialogo umano – spirituale, fondato soprattutto sull’ascolto delle loro storie, dei loro drammi, delle loro sofferenze interiori, dei loro pentimenti, del loro desiderio di sentirsi perdonati e amati; donare loro vicinanza, comprensione, condivisione, accendere la speranza che c’è un Dio che li ama e che è sempre con loro e non li giudica per quello che è stato commesso, è una gioia ed una ricchezza umana e spirituale immensa. Un valore fondamentale che ho imparato stando a contatto con loro è proprio quello di entrare in relazione con loro senza pregiudizi e giudizi, ma con la consapevolezza che davanti a me c’è una persona amata da Dio e non un condannato, una persona che ha fame di speranza e di sentirsi amata, accolta e perdonata da Dio. Questi fratelli aspettano con gioia e ansia il martedì per poter parlare con me e soprattutto sentirsi accolti e ben voluti per quello che sono realmente e non per il reato commesso.
Mi rendo conto che incontrarli non è solo donare il mio tempo, la mia presenza, l’amore di Gesù per loro e per me, ma è un dono che ricevo, è un’esperienza dell’amore redentivo del Cuore di Gesù che tocca me prima di tutto e mi aiuta a “guardare” le ferite dell’umanità attraverso quella “ferita” del Suo Costato, dove tutti troviamo Grazia e Amore.
Sr Federica Imperatore