
In passato eravamo solite dare più risalto alla ricorrenza del santo protettore di una suora, secondo il suo nome, ma in seguito si è fatta la scelta di festeggiare il compleanno, interpretando forse una tendenza della società stessa, visto che pian piano sono scomparsi i biglietti di auguri di Buon Onomastico.
Sì, festeggiare il nome di una persona è diventata pratica desueta o inutile. Forse abbiamo smarrito il senso profondo del NOME, che ci viene dalla Bibbia: Dio ci ha chiamati per Nome…ci ha dato un Nome Nuovo…Non ti chiamerai più Cefa, ma Pietro perché su di te…
Il NOME è la profondità della persona, quello che da Dio che l’ha creata, è chiamata a diventare per essere quella persona unica e bella che è.
Ecco, questo abbiamo festeggiato con sr Tiziana sabato 19 Gennaio 2025, oltre alla gratitudine per tanta dedizione e cura per ogni sorella e per ogni bisogno della nostra provincia che le è stata affidata.
La festa si è aperta con gli arrivi delle sorelle da diverse parti e parlo di FESTA, proprio perché incontrarsi per una giornata conviviale da condividere per esprimere gioia, gratitudine e fraternità con sorelle che da tempo non si incontrano…è realmente festa! In genere ci capita di trovarci per le esequie di qualche sorella deceduta, ma certo non è quello il momento di intessere relazioni! Alla festa erano rappresentate quasi tutte le fraternità, non mancava il gruppo dello juniorato internazionale di casa generalizia, che ultimamente condivide parecchi nostri eventi e ci permette, così, di conoscerlo.
Il fulcro della festa è stato nella celebrazione di ringraziamento per eccellenza che è l’Eucaristia.
Il celebrante, Mons. Felice Accrocca, Arcivescovo di Benevento, è una vecchia conoscenza di sr Tiziana e di tutte le suore che sono state in missione nei borghi di Latina negli anni passati; infatti don Felice era ben noto per l’intensa attività formativa che svolgeva nella chiesa dell’Agro Pontino a partire dalla Parola di Dio e specialmente ai giovani offriva percorsi di crescita spirituale.
Così Mons. Accrocca nella sua omelia ha continuato la sua missione di condivisione della Parola ponendo l’attenzione sulla Misericordia di Dio.
Ci ha mostrato il bisogno di una conversione da parte nostra che siamo inclini a cercare giustizia e una giustizia soggettiva, ovviamente. Spesso anche l’immagine di Dio che portiamo in noi è quella di un Dio di giustizia e questo è un problema in tutta la chiesa: ci si aspetta che Dio faccia giustizia, piuttosto che aver misericordia. La pietà ed il perdono da parte di Dio ci sembra quasi un’ingiustizia. Al tempo del Covid, persino alcuni vescovi della chiesa hanno interpretato l’epidemia come una punizione o un avviso dall’Alto. Eppure Gesù, che è il volto incarnato di Dio esprime in tutta la sua vita e predicazione, fino al sacrificio sulla croce, il solo linguaggio divino che è quello della misericordia e del rifiuto del male.
Nel Vangelo del giorno, Gesù è criticato dagli scribi perché s’intrattiene e mangia con pubblicani e peccatori. A loro Gesù con decisione risponde:
«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; io non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori». (Mc2,17)
Questa espressione può essere diretta anche a noi che spesso ci sentiamo a posto. Gli scribi sono sempre altro da noi, ma forse anche noi evitiamo tendenzialmente le persone che non sono secondo il nostro schema, sono lontane dalla nostra pratica, così moltiplichiamo le devozioni, le preghiere, stiamo attenti a “pizzi e merletti” ma stiamo distanti dal Vangelo di Misericordia, dalla Parola di Dio che, stando alla liturgia del giorno, “è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio” (Eb. 4,12) e non può certo lasciare indifferenti, senza rischiare tagli o cambiamenti profondi.
Sottolinea il celebrante:” Bisogna rimettere al centro il Vangelo, anche nel discernimento sulle scelte di congregazione, che a volte possono risultare scomode. Ci sono difficoltà, pressioni, ma con il Vangelo è questione di lasciarsene catturare e permeare completamente”.
A questo punto mons. Accrocca, profondo conoscitore di s. Francesco, lo ha chiamato in causa, lui santo sempre nuovo, mai invecchiato, né dimenticato, perché porta in sé la vitalità del Vangelo che è stata il segreto del suo cammino di sequela.
Francesco conosce la Misericordia di Dio nell’incontro col lebbroso, che gli vale la conversione. Molti dei suoi scritti rivelano la priorità che la Misericordia ha nel suo vivere, a partire dalla Lettera ad un Ministro, che è un canto alla Misericordia divina.
A tal proposito il nostro celebrante cita un passo molto forte di s. Francesco tratto dalla Lettera a Tutti i Fedeli:
“…esercitino il giudizio con misericordia, così come essi stessi vogliono ottenere misericordia dal Signore; infatti il giudizio sarà senza misericordia per coloro che non hanno usato misericordia (Gc 2,13)”.
Dopo aver goduto di questa ricchissima condivisione e di tutta la celebrazione, siamo passate a nutrire fratello corpo e a dare spazio alla gioia fraterna della tavola, dove si nutre l’intimità della famiglia: volti, storie, emozioni, esperienze pastorali e comunitarie ritrovate e nuovo entusiasmo di un carisma di misericordia del cuore di Gesù da incarnare insieme.
Grazie sr Tiziana di questa Festa e Auguri di ogni Bene!!
Suor Floriana Saltarelli