
Quale gioia, quando mi dissero:
«Andremo alla casa del Signore».
E ora i nostri piedi si fermano
alle tue porte, Gerusalemme! ( Sal. 121,1-2)
2 FEBBRAIO 2025: FESTA della VITA CONSACRATA
Così il Salmista ci restituisce l’espressione di gaudio e desiderio del popolo di Dio che si recava per uno straordinario giubileo a Gerusalemme ogni 50 anni. Era un anno dichiarato santo. In questo periodo la legge mosaica prescriveva che la terra, di cui Dio era l’unico padrone, facesse ritorno all’antico proprietario e gli schiavi riavessero la libertà. L’uomo era rigenerato in un anno sabatico e perfino la terra da cui veniva aveva il diritto di riposarsi senza essere coltivata, dipendendo e affidandosi esclusivamente a Dio.

“Io sono la porta; se uno entra per me, sarà salvato;… io sono venuto perché abbiano la vita e l’abbiano in abbondanza.(Gv10:9-10)
La pratica ebraica è stata apprezzata e assunta dalla chiesa cattolica già nel medioevo con la pratica dei giubilei con le indulgenze, e con l’anno Santo ordinario e straordinario, che ci vede popolo in cammino, che come gli Ebrei procede nella fede per entrare attraverso la porta che sola introduce a Dio Padre: Gesù Cristo:
Quest’anno per la festa della vita Consacrata, il 2 Febbraio, la diocesi di Roma ha invitato tutti i consacrati a unirsi per fare coralmente l’esperienza del Giubileo della Speranza.
È stato davvero emozionante assistere alla folla interminabile di religiose e religiosi che si sono messi in corteo da santa Croce in Gerusalemme fino a s. Giovanni. Una volta tanto ci si è sentiti meno soli o in minoranza nella società!
A Santa Croce ci siamo trovati alle 15.30, nella basilica Sessoriana di s. Croce in Gerusalemme, dove il giovane parroco, don Alessandro Pugiotto, nostro ex-alunno dell’Asisium, ci ha presentato la basilica dove sono venerate le preziose reliquie della Santa Croce, fatte portare a Roma da s. Elena, moglie dell’Imperatore Costantino.
Di seguito l’Assemblea, guidata da Mons. Michele di Tolve, Vicario responsabile della Vita Consacrata, nominato da Papa Francesco, sottolinea che non ci rechiamo all’incontro con una qualsiasi porta, per quanto importante, ma con LA PORTA , che è Cristo stesso.
Il cammino si organizza lentamente ed autonomamente e procede accompagnato da profondo silenzio e preghiera. Si svolge in una strada molto centrale: Via Carlo Felice, gremita di gente: turisti e pellegrini giubilari, già molti.
Devo dire di aver sentito che eravamo oggetto di curiosità e talvolta di rispetto religioso… Non so se si può dire lo stesso per gli automobilisti che hanno dovuto attendere al semaforo di un incrocio per più di 10 minuti il passaggio del nostro interminabile fiume giubilare. Per darvi un’idea vi dico solo che quando noi stavamo per entrare la Porta Santa, l’Assemblea aveva già iniziato la celebrazione solenne dei vespri, dopo aver assolto al rituale dell’entrata della Porta Santa, officiato dal Cardinal Vicario di Sua Santità, Baldo Reina.
Nella sua omelia molto essenziale, mons. Reina, ha guardato al significato liturgico della festa della presentazione di Gesù al Tempio, nel profondo senso della RESTITUZIONE-OFFERTA di ogni bene ricevuto da Dio.
Così Maria e Giuseppe sentono il bisogno di offrire quanto ricevuto in dono, a Dio stesso. Di qui il motivo di celebrare in questo giorno la festa della vita consacrata, infatti ogni consacrato dona in pienezza tutto se stesso a Dio e al Regno.
Il nostro Celebrante accorda una speciale considerazione al ruolo del vecchio sacerdote del Tempio, Simeone. E’ un’icona esemplare a cui guardare per trovare luce dallo Spirito ed ispirazione: Simeone è uomo del SI’.
Ha vissuto una lunga vita nell’obbedienza alla legge di Jahvè, attendendo con pazienza e speranza instancabile, la venuta del Messia. Nella sua lunga attesa non si lascia ingannare dalle logiche del mondo che profilano un Messia potente, dominatore capace di sottomettere i nemici, ma sa discernere la sua presenza in un debole infante, abbandonato tra le braccia di una madre. Assurdo!?
Per Simeone è talmente forte e profondo l’incontro col Dio bambino che riconosce di aver compiuto il senso della sua esistenza, fino a poter consegnare la sua vita al Creatore. Simeone è un profeta e a ogni consacrato consegna il testimone di riconoscere Gesù presente nel semplice quotidiano, vivendo con speranza qualsiasi evento, certi che la nostra storia è nelle mani di Dio.
Suor Floriana Saltarelli